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La recensione delsettimo lungometraggio di Matteo Garrone
di Adriano Meis
22 nov 2019
TreNastri d'Argento, sette David di Donatelloeun Globo d'Oro:un risultatodecisamente rimarchevole quello ottenuto da Il racconto dei racconti - Tales of tales, il settimo lungometraggio di Matteo Garrone presentato in concorso alla 68a edizione del Festival del Cinema di Cannes.
Il regista romano,nel 2002 erariuscito ad imporsi all'attenzione del grande pubblico riproponendo un genere cinematograficosemi-abbandonato come il noir combinandolo con un fatto di cronaca nera (L'Imbalsamatore); nel 2004 attraverso il suo Primo Amoreci raccontò la drammatica storia di una coppia costruita sull'ossessione, anche in questo caso ricavata da una vicenda reale; nel 2008 arrivò la definitiva consacrazione con Gomorra, tratto dall'omonimo libro-inchiesta di Roberto Saviano.
[Matteo Garrone sul set green screen de Il racconto dei racconti]
Il 2012 è l'anno della vittoria del Grand Prix della Giuria al Festival del Cinema di Cannes, dove Garrone trionfa con Reality, una commedia amara sull'influenza nefasta che i reality show hanno sul pubblico.
Come si evince da questa breve ricostruzione, la carriera di Garrone,fino ad allora, sembrava essere improntata all'attualizzazione del concettodi "Cinema verità" tramite l'utilizzo di riprese effettuate in contesti reali - tangibili e concreti per lo spettatore - oltre alla proposta di soggetti derivati dalla cronaca giornalistica.Attraverso la focale del regista e sceneggiatore classe '68, i soggetti delle narrazioni non ci venivano proposti come giusti o empi, vittime o carnefici, bensì come esseri multidimensionali dotati di fragilità e pulsioni profonde.
I contesti sociali e le realtà culturali erano veri e propri co-protagonisti delle vicende e, in quanto tali, incidevano in maniera determinante sulle attitudini, comportamenti e desideri dei personaggi protagonisti.
[La locandina de Il Racconto dei Racconti]
Nel 2015avviene il cambio di rotta repentino, coloratissimo e favoloso di Matteo Garrone: la sfera del reale trasmigrain quella del fantastico.
Il racconto dei raccontiè infatti la rappresentazione di treracconti tratti dal Pentamerone dello scrittore napoletanoGiambattista Basile, Lo c*nto de li c*nti overo lo trattenemiento de peccerille, una raccolta di 50 fiabe, editefra il 1634 e il 1636, sulla falsa riga di quello che era stato il Decamerone di Giovanni Boccaccio (1349/1353).
Ma se le novelle del poeta toscano avevano un settingreale e fortemente contestualizzato nell'epoca trecentesca italiana, quelle di Basile sono invece delle fiabe feroci, popolate da orchi, fattucchiere e pulci giganti.
Una "regina spezzata" e inconsolabile, privata della possibilità di avere una progenie; due anziane - e orripilanti - sorellecoinvolte in un dramma degli inganni insieme a un re/satiro sempre pronto a concupire giovani e bellissime fanciulle; un sovrano che mette in palio l'unica figlia - quasi fosse un trofeo - in un assurdo torneo per darla in sposa.
[Vincent Cassel è il Re di Roccaforte ne Il racconto dei racconti]
Trestorie -La cerva fatata, La pulce e La vecchia scorticata -che si svolgono indipendentemente l'una dall'altra per poi confluire assieme nell'incantevole finale.
Garrone attinge a piene mani dall'opera di Basile, rimodellando (e reinterpretando liberamente) il trittico di fiabe legate fra loro dai temi dell'amore, della passione e della morte.
Il racconto dei racconti, oltre a un cambio di genere e tono rispetto alla precedente filmografia del regista,è anche la prima pellicola di Garrone che vanta un cast internazionale ricco di nomi di rilievo: Salma Hayek, Vincent Cassel, John C. Relly eToby Jones.
[Salma Hayek è la regina di Selvascura ne Il racconto dei racconti]
Ma se la lingua dominante è quella inglese, all'interno del film non mancano di certogli alfieri del Bel Paese.
Negli interpreti, vista la partecipazione di Massimo Ceccherini, Franco Pistoni e Alba Rohrwacher, così come nelle maestranze tecniche, rappresentate dai visual-special artists di Makinarium (qui la nostra intervista al Creative Director Leonardo Cruciano) e negli autori della sceneggiaturaEdoardo Albinati,Ugo Chiti,Massimo Gaudioso (collaboratore abituale di Garrone).
Arubare la scena ai nostri connazionalici pensano le splendide location del film, che vanno dalla Sicilia all'Umbria, daCastel Del Monte alCastello di Sammezzano, magnifico (e caleidoscopico) protagonista dell'episodio della Cerva Fatata insieme a Salma Hayek.
I luoghi del film, vista la loro magnificenza, sembrerebbero essere ricreati in digitale, invece sono semplicemente messi in risalto dall'ottimo lavoro diPeter Suschitzky, direttore della fotografia dipezzi di Storia del CinemacomeThe Rocky Horror Picture Show, L'Impero colpisce ancorao La promessa dell'assassino.
[Il trailer italiano deIl racconto dei racconti]
Le meravigliose musiche di Alexandre Desplat (The tree of life, Il curioso caso di Benjamin Button, Grand Budapest Hotel)accompagnano quasi costantemente Il racconto dei racconti, una fiaba feroce dominata dal porpora della passione e ornata dacostumi barocchi e scenografie sontuose.
Un susseguirsi di vicende che hanno come focus l'amore, gli inganni, le passioni degli uomini, le loro manie e peccati che, spesso, devono essere raccolti e mondati dalle mani innocenti dei figli.
Al netto delle pregevolezze visivo/contenutistiche, di recensioni più che favorevoli e dei premi ricevuti,Il racconto dei racconti di Matteo Garrone verrà ricordato come un'opera coraggiosa, colorata e fantastica. Una delle prime ad aprire la strada alla "nuova fioritura" del Cinema di genereitaliano che, negli anni a venire, speriamo possa proseguire con la stessa veemenza.
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Chi lo ha scritto
Adriano Meis
Adriano Meis nasce - quasi per caso - dalla necessità di avere un'identità con cui parlare solo di Cinema.
Un nome che fosse libero da background, studi e competenze millantate che lasciano il tempo che trovano.
Il desiderio di essere un "Tiziocaio Esempronio" si è tramutato "nell'uomo nella folla" con la maschera pirandelliana che si finge Nic Cage.
Scrivo cazzate in maniera semi-seriosa, sperando ditrasmettere qualche valido spunto, anche se spesso dubito della resa finale.
"Nessuno spettacolo più del Cinema è capace di assorbirci, anche se scadente, facendo dimenticare tutto il resto"
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